Snellimento delle pratiche burocratiche

Sappiamo tutti come la burocrazia nel nostro Paese può essere lenta e piena di cavilli. Snellire le pratiche, diminuire i passaggi e al tempo stesso tutelare i contribuenti è la direzione in cui è andata la sentenza della CGT di I grado di Latina (giudice monocratico Costantino Ferrara) nella sentenza n. 638/2024 depositata lo scorso 17giugno. Tale sentenza ha messo in luce una situazione importante, in cui il giudice può annullare direttamente una cartella fiscale, anche quando l’Agenzia delle Entrate Riscossione non l’ha ancora annullata. In caso di ricorso, il contribuente può chiedere al giudice di sospendere la cartella, ma spesso l’annullamento deve essere deciso, non dall’Agenzia delle Entrate quanto dall’ente che ha emesso l’atto. Se il contribuente può dimostrare l’illegittimità della richiesta di pagamento o la sua prescrizione, il giudice stesso può procedere direttamente all’annullamento della cartella esattoriale. È il caso di questa contribuente che ha fatto ricorso contro l’Agenzia delle Entrate Riscossione riuscendo a dimostrare che la cartella esattoriale, con la quale le veniva intimato un pagamento, non era stata correttamente consegnata e dunque i termini erano caduti in prescrizione. La stessa Agenzia delle Entrate aveva riconosciuto questa evidenza decidendo di sospendere la cartella, essendo impossibilitata a chiuderla poiché è tenuto a farlo l’Ente impositore. Provvidenziale è stato in questo caso l’intervento del giudice che, appurata l’illegittimità della richiesta del pagamento ha avuto la facoltà di chiudere definitivamente la cartella, eliminando ogni incertezza per la contribuente e ulteriori pratiche burocratiche per l’Agenzia delle Entrate. Questa decisione del giudice non cambia la normativa fiscale, ma offre ai contribuenti uno strumento in più per far valere i propri diritti quando ritengono che un atto fiscale sia stato emesso in modo errato o ingiusto e possono dimostrarlo. In conclusione la Corte di Giustizia di Latina in questa vicenda ha accolto il ricorso della contribuente condannando l’Agenzia delle Entrate a pagare le spese processuali, per una somma di 500 euro e le spese accessorie. 

Costantino Ferrara

Vice Presidente

Corte di Giustizia Tributaria

Latina e Roma