Una guida completa per capire tipologie, caratteristiche, funzionalità e manutenzione 

Basamento, cilindri, testata, alimentazione e scarico sono i principali componenti del motore delle auto. Il motore è, di fatto, il cuore del veicolo, ed è composto da un monoblocco (coperto dalla prosecuzione del cofano, la cosiddetta calandra) di ghisa o leghe di alluminio chiamato basamento, nel quale si trovano l’albero motore e i cilindri. All’interno dei cilindri scorrono i pistoni che, con il loro movimento, comprimono la miscela di aria e benzina che, bruciando, dà vita al funzionamento del motore. Essendo composto da tanti elementi, il motore di un’auto è un meccanismo complesso: ogni elemento svolge una funzione ben precisa ed è necessario per il buon funzionamento del sistema. L’elemento più sollecitato è la testata che si trova nella parte superiore e svolge un ruolo cruciale in quanto determina le prestazioni del veicolo: in particolare essa ha la funzione di bloccaggio dei cilindri e di garantire l’isolamento termico (assorbendo circa il 70% del calore prodotto dal motore e sostenendo notevoli stress termici e meccanici). Per il corretto funzionamento del propulsore dei veicoli sono necessari anche liquidi di lubrificazione e refrigeranti per evitare che l’attrito delle componenti produca danni irreparabili e per tenere sotto controllo le temperature di esercizio; inoltre, sono presenti numerosi filtri per aria, benzina e olio, utili ad evitare che eventuali impurità possano contaminare il motore pregiudicandone la funzionalità. Vediamo, brevemente, le tipologie di propulsori e la loro funzionalità.

Motore a benzina

Per il suo funzionamento sono presenti quattro fasi: aspirazione, compressione, espansione e scarico. Durante l’aspirazione il pistone si muove verso il punto morto inferiore e tramite le valvole viene aspirata la miscela aria benzina. In compressione il pistone inverte la sua corsa comprimendo la miscela aria benzina e poco prima che raggiunga il punto morto superiore, scocca la scintilla per dare il via alla fase di combustione. In espansione la candela avvia l’accensione e dà il via alla combustione, mentre con l’ultima fase avviene lo scarico dei gas combusti attraverso le valvole ed il pistone inverte nuovamente la sua corsa spostandosi verso il punto morto superiore. La durata media di questo motore è di 300.000 km che diminuisce fino a 150.000/180.000 km se si tratta di un’auto di piccola cilindrata.

Motore diesel

Le quattro fasi presenti in quello a benzina le ritroviamo anche nel motore diesel, ad esclusione dell’espansione sostituita dall’iniezione.  Nella prima fase il pistone si abbassa ed aspira l’aria all’interno del cilindro tramite la valvola di aspirazione, mentre nella fase di compressione, a seguito dell’innalzamento del pistone, l’aria viene compressa e si surriscalda. Nella terza fase l’iniettore, che spruzza minuscole gocce di gasolio e la miscela di questo con l’aria, causa una esplosione spontanea che provoca l’espansione dei gas combusti e l’abbassamento del pistone. Nella quarta fase si ha, infine, la fuoriuscita dei gas combusti dal motore tramite la valvola di scarico grazie alla risalita del pistone. E’ un motore più pesante rispetto a quello a benzina, pertanto, si muove ad un regime di giri inferiore e ciò gli permette di avere una durata media di 400.000 /500.000 km per poi diminuire a 300.000 km per le cilindrate più piccole.

Motore elettrico

Ben diverso, e decisamente più semplice, è il funzionamento di un motore elettrico. Questo, a differenza dei benzina e diesel, sfrutta l’energia accumulata dal pacco batterie che, una volta immagazzinata, viene trasformata in energia meccanica. Per riuscire a far muovere l’auto è fondamentale l’azione dell’inverter, un dispositivo che trasforma la corrente continua dell’accumulatore in corrente alternata e la invia al motore. In fase di rilascio dell’acceleratore il motore elettrico funge da generatore e ricarica la batteria e la stessa identica funzione si attiva in fase di frenata. Alcune stime parlano di una durata media di circa 650 mila chilometri e, dunque, decisamente superiore rispetto ai propulsori a benzina e diesel.

Manutenzione periodica e manodopera

È buona prassi cambiare con una certa frequenza l’olio motore del proprio veicolo: in genere, si consiglia di effettuare un ricambio completo ogni 15.000 km percorsi o facendo riferimento alle indicazioni che i veicoli attuali danno tramite il display di bordo o il libretto uso e manutenzione. Se si vuole tutelare ulteriormente il propulsore si può utilizzare anche un additivo olio motore la cui finalità è quella di aumentare la viscosità e prolungare le proprietà lubrificanti. Grazie all’additivo olio motore si potrà ottenere un miglioramento della lubrificazione delle parti meccaniche, una minore ossidazione delle stesse, ed una diminuzione dell’attrito e dell’usura. Riguardo la manodopera, questa ha un costo che si aggira tra i 500 e i 1000 euro circa in quanto mediamente si raggiungono circa 22 ore di lavoro. A questa è necessario aggiungere il prezzo del motore che, quando nuovo, può variare dai 1500 a oltre 3000 euro. 

(D.R.)