Differenze e funzionamento degli apparati installati su strade urbane ed extraurbane: perché hanno colore e forma diverse? Sono sempre funzionanti?

Nel 2021, in base al bilancio sui verbali rilasciati dalle autorità, l’eccesso di velocità è stata l’infrazione “preferita” dagli italiani. Al riguardo, secondo l’articolo 141 del Codice della strada, l’eccesso di velocità è sanzionato economicamente nel seguente modo: per la violazione entro i 10 km/h la multa va da 42 a 173 euro; per il superamento tra 10 e 40 km/h la somma va da 173 a 694 euro; per l’eccesso tra 40 e 60 km/h la sanzione pecuniaria va da 543 a 2.170 euro con sospensione della patente da uno a tre mesi; l’eccesso oltre i 60 km/h è punito con una somma che va da 845 a 3.382 euro con sospensione della patente da sei a 12 mesi (e la decurtazione di ben 10 punti dalla patente di guida). La multa effettuata a seguito della rilevazione dell’autovelox viene notificata all’automobilista entro un massimo di 90 giorni dalla rilevazione dell’infrazione commessa. Trascorso questo tempo, è possibile presentare regolare ricorso. Tali dati spiegano il ricorso frequente, da parte delle amministrazioni locali, agli autovelox o dissuasori di velocità.  Il concetto di autovelox è stato introdotto in Italia con il compito di sanzionare gli eccessi di velocità su strada. Esistono infatti normative ben precise che regolano la rilevazione della velocità dei veicoli. 

Normativa

Vi sono delle norme che regolano il funzionamento e il posizionamento degli autovelox che non possono essere installati in modo casuale sul territorio. La presenza di rilevatori deve essere segnalata preventivamente attraverso la segnaletica stradale, in modo da evitare frenate improvvise da parte dei conducenti alla vista dell’autovelox che porterebbero a eventuali tamponamenti a catena. I cartelli che ne segnalano la presenza devono essere posti ad una distanza congrua da far diminuire la velocità gradatamente e non di colpo; inoltre, non possono essere distanti più di quattro chilometri dalla postazione. L’apparecchiatura, poi, deve essere di tipo omologato e opportunamente tarato. Se gli apparati sono di tipo mobile è obbligatoria la presenza della pattuglia per la contestazione immediata.

Tipologie e caratteristiche

Nel tempo sono comparsi diversi tipi di apparati: da quelli fissi alla pistola laser, fino ai tutor attivati sulle autostrade. In epoca più recente sono comparsi ai bordi di molte strade delle colonnine arancioni o blu segnalate come autovelox, ma che creano da sempre una serie di interrogativi per gli automobilisti. Sono effettivamente degli autovelox? Sono funzionanti o hanno il mero compito di deterrente? Le sanzioni erogate sono legittime?

Riguardo le colonnine arancioni, chiamati anche Velo Ok, si tratta essenzialmente di involucri in plastica cilindrici che possono ospitare apparati autovelox; infatti, non necessariamente dentro vi è un autovelox, spesso sono vuoti e fungono da semplici dissuasori. Oltre alle regole già enunciate riguardo la segnalazione, per poter erogare verbali richiedono la presenza di una pattuglia nelle immediate vicinanze quando il Velo Ok si trova su strade urbane di quartiere, su strade locali, su strade urbane di scorrimento ed extraurbane secondarie non individuate dal Prefetto con apposito decreto, nonché sulle autostrade.

Colonnine autovelox blu: tale colore caratterizza invece un altro tipo di box, sempre contenente autovelox, dalla forma più squadrata e realizzati in metallo. Non ospitano apparecchiature Velo Ok, ma apparati di tipo fisso. I dispositivi, a funzionamento diurno e notturno, con tecnologia laser e telecamera digitale infrarossi con riconoscimento delle targhe, possono essere gestiti da remoto in modo da rendere possibile la contestazione immediata delle infrazioni da parte di una pattuglia posizionata oltre i box dissuasori. Oltre ai nuovi velox, i box continueranno ad ospitare, sempre a rotazione, il Targa System, lo strumento che accerta la mancanza della copertura assicurativa, della revisione o se il veicolo risulta rubato o sottoposto a sequestro.

Questi apparati di controllo della velocità sono diventati nel tempo molto precisi, potendo filtrare le frequenze delle onde riflesse da altri ostacoli interposti tra il veicolo e l’autovelox. Nello specifico il loro campo di misura va dai 3 ai 250 km/h; sono dotati di una accuratezza eccelsa con un margine di errore medio che va dal’’1% al 3%; sono utilizzabili di notte; le riprese permettono di preservare la riservatezza degli occupanti del veicolo; infine, permettono un controllo della velocità in modalità non invasiva.

Brevi cenni storici

Negli altri Paesi vengono comunemente chiamati radar; il primo modello di misuratore di velocità in assoluto è stato prodotto dalla Telefunken ed installato sulle strade tedesche a partire dal 1957. La commercializzazione degli Autovelox in Italia è cominciata negli anni ‘70, come attrezzatura destinata alle forze dell’ordine, in particolare Polizia Stradale e Polizia Municipale, per la rilevazione del superamento dei limiti di velocità sulle strade. 

(D.R.)