la forza nascosta della scuola
Settembre segna il ritorno sui banchi di scuola, un passaggio importante per famiglie, studenti e personale scolastico – e, con un significato speciale, per gli insegnanti precari. Per i genitori significa il ritorno a una quotidianità ordinata; per i ragazzi, sveglie presto e compiti dopo le vacanze. Ma per chi insegna senza un posto fisso è soprattutto l’inizio di un nuovo anno fatto di incertezze, ma anche di entusiasmo e dedizione. Si sente parlare spesso di insegnanti precari, ma cosa significa? Sono docenti assunti con contratti a tempo determinato, chiamati a coprire cattedre scoperte o assenze. Oggi le supplenze vengono assegnate, tra fine agosto e inizio settembre, tramite graduatorie provinciali (GPS) o di istituto, strumenti che garantiscono la presenza in classe anche dove mancano docenti di ruolo. In alcuni casi si tratta di sostituzioni brevi, in altri di incarichi annuali che possono ripetersi per più anni, sempre con insegnanti diversi. Diventare di ruolo è un percorso complesso. Per entrare nelle graduatorie occorre superare un concorso pubblico o presentare domanda al Ministero dell’Istruzione, dimostrando di avere i titoli richiesti: laurea specifica per la materia da insegnare, abilitazioni, specializzazioni. Si scala la graduatoria accumulando esperienza con supplenze e titoli culturali come master o certificazioni. Un sistema pensato per premiare la competenza, ma che nella pratica assomiglia a una lunga corsa a ostacoli. Il risultato è che molti docenti trascorrono gran parte della loro carriera senza stabilità. Per i precari, significa non sapere dove, per quanto tempo e con quali prospettive si lavorerà: una condizione che rende difficile ogni progetto personale o familiare. Spesso vuol dire viaggi quotidiani, trasferimenti improvvisi, ambienti nuovi da conoscere e colleghi da incontrare ogni anno da capo. Una vita professionale che somiglia a una rincorsa continua. Anche gli studenti ne risentono. Dopo aver instaurato un rapporto di fiducia con un insegnante, capita di dover ricominciare con un volto nuovo. Ogni cambio interrompe il filo didattico e umano: non è solo questione di programmi da portare avanti, ma di relazioni da ricostruire e stili educativi diversi a cui adattarsi.
Per le famiglie, settembre è sinonimo di organizzazione ritrovata. Eppure dietro la campanella c’è l’impegno quotidiano di chi, pur senza certezze, tiene aperta la porta dell’aula e garantisce continuità. Sono docenti che entrano in classe con la stessa professionalità dei colleghi di ruolo, ma non con la stessa retribuzione e con la consapevolezza che il loro percorso potrebbe interrompersi da un momento all’altro.
Così, mentre per molti l’autunno segna il ritorno a una rassicurante normalità, per tanti insegnanti rappresenta l’avvio di un anno sospeso tra passione e precarietà. Ma è proprio grazie alla loro disponibilità e flessibilità che la scuola riesce a ripartire ogni settembre, offrendo continuità agli studenti e alle famiglie. Un impegno spesso silenzioso, che merita riconoscimento e valorizzazione, perché è parte integrante della qualità dell’istruzione.
RUBRICA CURATA dalla Redazione de LO STRILLONE
Ilaria Ferri

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